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Greenwashing: cos'è e perché fa schifo!
Mai sentito parlare di greenwashing? Probabilmente sei stato nutrito di bugie da molte aziende che sventolano la bandiera della sostenibilità, o almeno così dicono.
Oggi essere “green” e sostenibili sembra essere sulla bocca di ogni portavoce, marketer e dirigente d'azienda, ma tutte queste aziende stanno dicendo la verità o il loro è solo un mero sforzo di marketing perché sanno che è ciò che i clienti vogliono?
Cos'è il Greenwashing?
“ Greenwashing” è il termine con cui si descrive questo tipo di inganno che le aziende usano per dipingersi come sostenibile. L’inganno sta nel fatto che è solo un mero sforzo di marketing, e che le risorse che dovrebbero essere utilizzate per realizzare prodotti e servizi realmente green vengono invece spese per attirare nuovi clienti proclamando i loro prodotti come sostenibili.
La "Paper Bottle"
Un chiaro esempio potrebbe essere quel “Paper Bottle” uscito qualche anno fa. L’azienda, in questo caso, aveva prodotto una bottiglia di plastica ma ricoperta esternamente da uno strato di carta; dall'esterno sembrava una bottiglia di carta, ma internamente la plastica era presente, bensì solo nascosta all’occhio del consumatore.
Solo essendo a conoscenza di come la carta reagisce ai liquidi e a tutti quei prodotti oleosi, come anche le creme, si poteva capire che ci fosse qualcosa di sospetto in quella confezione. Solamente materiali come la plastica avrebbero potuto preservare il contenuto di quella bottiglia, e una volta che qualcuno pubblicò un'immagine della bottiglia tagliata aperta, rivelandone il contenuto, il mondo del web prese d'assalto l'azienda. La stessa, si difese affermando che si trattava solamente di un marchio "Paper Bottle", e che non avessero mai confermato che fosse realizzata al 100% con carta riciclata sostenibile.
Il greenwashing può essere difficile da individuare; la maggior parte delle aziende di solito dichiara sulla confezione il valore aggiunto del proprio prodotto o dei suoi contenitori come per esempio ”contiene il 20% in meno di zuccheri" oppure "realizzato con il 30% di plastica riciclata".
Per quanto riguarda quest'ultimo, purtroppo, la verità, soprattutto per i prodotti che vengono stampati, è che il “30% di plastica riciclata” proviene in realtà dagli scarti dello stampo stesso, che viene poi rifuso e ristampato. Ciò fornisce una falsa rappresentazione dell'utilizzo di plastica proveniente da rifiuti reali.
La UPM Raflatac e il Forest Film
Qual è la soluzione a tutto questo? Confermo che non è tutto o bianco o nero. Molte aziende si stanno effettivamente impegnando per essere sostenibili!
Prendiamo l’esempio del nostro fornitore di carta e materiale plastico UPM Raflatac: un produttore finlandese di materiali per imballaggi ed etichette sostenibili. Mi piace sempre citare da loro il Forest Film, un materiale che viene prodotto da un rifiuto organico proveniente dalla produzione della carta dai pini: la resina. La resina può essere polimerizzata, ovvero trasformata in un polimero e può essere utilizzata per creare pellicole trasparenti.
Questo produttore possiede anche "stazioni di servizio" dove i cittadini finlandesi possono rifornire la propria auto con un biocarburante sostenibile realizzato con la stessa resina dei pini!
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